Alla ricerca di un pedale di distorsione non troppo spinto, che si distinguesse dal classico DS-1 Boss e che non costasse uno sproposito come qualche pedale “boutique”, sono incappato su questo pedale che presentava ottime caratteristiche sonore e di versatilità, ad un prezzo oltretutto molto contenuto.
Il GV-2 si presenta solido, ben costruito e dal peso notevole (ben 510g), che danno una bella sensazione di solidità. Come controlli, oltre alla regolazione del Gain e Volume, presenta una sezione tono del tipo parametrico. Questa sezione darà si molta versatilità al suono, ma una minore immediatezza nella sua ricerca. L’anima di questo distorsore è ovviamente “Marshall style” , che ricorda una testata JCM800, anche se un vero vero paragone non si potrebbe (e dovrebbe) fare.
Il circuito elettrico
Non c’è molto da dire sulla circuitazione. Si basa su un paio di op-amp di tipo TL072 che fungono da stadio amplificatore e controllo tono. La qualità di questi OP è discreta, in quanto presentano una figura di rumore bassa (anche se ne esistono di migliori ad un prezzo non proprio popolare). La sezione di “clipping”, di tipo simmetrico è affidata a due diodi led rossi da 3mm, il quale hanno una soglia di intervento ben più alta rispetto ad un diodo al silicio e, soprattutto, una “velocità” di intervento nettamente inferiore. Questi sono fattori determinanti per la “pasta sonora” della distorsione. Il pedale è del tipo “true bypass” , quindi con una minore alterazione del suono quando non utilizzato.
Bisogna dire che la Marshall ha fatto scuola con il Guv’nor (e prima ancora con lo “Shredmaster” a metà anni ’80). A questa “filosofia” di progetto hanno attinto anche altri marchi quali ad esempio MI Audio, con il suo Crunch Box e la Lovepedal con il Superlead. Il circuito di questi è molto simile e ricalcano quasi perfettamente la parte di amplificazione e clipping. Solamente la sezione del “tone stack” è diversa, implementando una soluzione più semplice ad un solo controllo di tono. Per chi fosse interessato ad “approfondire” l’argomento, può dare un’occhiata sul sito di Fred Briggs La Révolution Deux, precisamente qui e qui.
Uno sguardo all’interno
Molto semplice l’accesso all’interno. Bastano svitare 4 viti a croce per rimuovere il pannellino inferiore e accedere al circuito stampato e no, il velcro non è di serie, l’ho applicato io per fissarlo alla pedal board.
Rimosse le viti e la piastra inferiore, si vede subito il circuito stampato protetto da un foglio di plastica trasparente per evitare corto circuiti con il metallo sottostante.
Una volta sganciato il circuito stampato si nota subito il disordine dei fili di cablaggio (sono tanti e di soli 4 colori!). All’interno si possono scorgere altri due pcb, per il fissaggio dei potenziometri di controllo tono e per il supporto del footswitch insieme ai jack di collegamento.
Come suona?
Messo alla prova questo distorsore sfodera una bella pasta sonora e una quantità di distorsione che spazia da un leggero crunch fino ad un “clipping” bello spinto. Questo ovviamente se si dispone un pick-up di tipo humbucker, con un single-coil le cose cambiano… in peggio. Essendo poi per sua natura un distorsore, sarà più difficile regolare la quantità di saturazione tramite il potenziometro di volume della chitarra, rispetto ad un overdrive. I controlli tono sono efficaci e intuitivi nelle regolazioni. Basta poco per trovare il “suono” giusto, anche perché già con settaggio a ore 12 vi è una buona resa timbrica.
Questo distorsore non darà mai fastidio sugli alti e non avrà mai quel tono “zanzaroso”, in quanto suona un po’ scuro e ovattato. In Marshall hanno voluto dare questa impostazione, ma forse su qualche amplificatore potrebbe esserlo fin troppo.
In un prossimo post vedremo come con una semplice modifica sia possibile ridare la giusta timbrica a questo distorsore, nel caso in cui questa non sia soddisfacente alle proprie esigenze, come nel mio caso.